Il 10 dicembre 2015 il Consiglio del VII Municipio ha votato un ordine del
giorno per unire i 30 ettari della tenuta della Barbuta, situata all' angolo tra
GRA ed Appia Nuova, al Parco dell Appia: queste le parole dell ODg del
Municipio: " ...Alla
chiusura del Campo di concentramento Rom della Barbuta, che avvelena la salute
fisica e la salute civica degli abitanti, deve seguire una efficace tutela
ambientale di quei luoghi, sottraendoli definitivamente ai recenti e futuri
tentativi di speculazione, mediante l' accorpamento della Barbuta al Parco dell
Appia Antica" .
La Sezione Romana di Italia Nostra esprime il proprio profondo
apprezzamento per il VII Municipio e per l' impegno meritorio del suo Vice Presidente Tutino.
Un gesto politico assai importante che rimette la vicenda
Barbuta nella giusta prospettiva: quella di evitare una ennesima volgare
speculazione edilizia. Che era perfino approdata in Campidoglio sotto l'abito
di azioni umanitarie, affidate all' iniziativa di una multinazionale.
Quella della Barbuta è vicenda di vitale importanza per il paesaggio
dell' Appia e che merita di essere approfondita per i suoi contorti risvolti
politici.
Valgano in proposito l'unito comunicato stampa della Sezione di
Roma e la accurata memoria anche storica redatta sulla annosa vicenda da Oreste
Rutigliano
COMUNICATO STAMPA
16 GIUGNO
2015
BARBUTA ROMA APPIA: UNA STORIA
INCREDIBILE!
ALTRI CENTRI COMMERCIALI E
QUESTA VOLTA SU UN’ AREA DI PROPRIETA’ PUBBLICA.
Sono giorni di
sconcerto per il malaffare nella gestione della cosa pubblica comunale. A noi sconcerta ancor di più che non si vada a
scavare nella annunciata e subito dimenticata operazione urbanistica della
Barbuta. Che cosa è la Barbuta?
Un area di 30
ettari di proprietà comunale, destinata a verde pubblico e situata all’angolo
tra esterno GRA e Via Appia Nuova. Venne destinata a verde pubblico dalla
Variante di Salvaguardia del 1991 in funzione dell’ arricchimento dei valori
paesistici del Parco dell’Appia.
Un cono visuale
parte parallelo all’Acquedotto di Claudio ed attraverso una direttrice libera da
costruzioni: Capannellle-Barbuta-Aeroporto di Ciampino giunge direttamente ai
Colli Albani.
Ed allo stesso
modo provenendo dalla Antica Appia in corrispondenza del GRA, grazie allo
spazio libero della Barbuta si apre la visione iconografica più famosa della
consolare al cospetto del Vulcano laziale.
Ne è conseguito
che il Parco abbia inserito Capannelle e Barbuta nel Piano di Assetto, che
giace in Regione, nelle zone di ampliamento e che il PTP 12/15 abbia prescritto
per la Barbuta : " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con
impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici".
Senza alcuna costruzione per essere chiari.
E se non
bastasse è anche zona dichiarata di interesse archeologico di area vasta.
In tutto questo,
si è pensato, giungendo fino in Consiglio Comunale, di usare questa proprietà
pubblica preziosa come vile “ merce di scambio”. Se la Barbuta è strategica per
il Parco dell’Appia, lo sarebbe certamente anche per la eccezionale
accessibilità della posizione sotto il profilo commerciale. Si fa avanti il
Gruppo internazionale Leroy Merlin. Ci vuole fare un centro commerciale in
cambio di un quartierino per Rom
stanziatisi casualmente e provvisoriamente sull’ area da alcuni anni.
Tutto sembra
normale: oramai ci si è abituati a considerare i Piani Urbanistici semplici
consigli, i vincoli paesaggistici, meri ostacoli di vecchie visioni
estetizzanti, i Parchi una palla al piede.
E la proprietà
pubblica? Che dovrebbe essere una cosa “ sacra “, viene vista addirittura come
un occasione per le operazioni politiche più spericolate.
Nessuno ci
assicura che in futuro altre proposte di potenti operatori, anche
internazionali, non possano forzare PRG, vincolo paesaggistico e ridurre a
coriandoli le eventuali presenze archeologiche.
E allora ci
rivolgiamo alla Regione per un suo pronto intervento per consolidare una
conquista storica, come questa, con l’approvazione, urgentissima, del Piano di
Assetto del Parco dell’Appia che giace dal 2002.
ROMA, VIA APPIA NUOVA, ZONA A VERDE PUBBLICO BARBUTA: UNA BRUTTA STORIA
L’area di 30 ettari si chiama
Barbuta. Dal nome di una antica tenuta agricola.
E’compresa nell’angolo formato dal GRA e
dalla ortogonale Via Appia Nuova, sulla parte esterna del GRA stesso.
Da molti anni è in abbandono e su parte
di essa si sono insediati i nomadi con un loro accampamento.
Ma con ogni evidenza appare strategica dal punto di vista commerciale, per
la sua accessibilità e per la sua visibilità; essa è in grado di catturare
migliaia di consumatori che transitano sull’asse viario fondamentale
Roma-Castelli.
Ci ha messo gli occhi la multinazionale Le Roy Merlin. Si è accordata con
Capodarco, la famosa cooperativa assistenziale
vicina
all’On.le Battaglia ( PD ). Metterà a disposizione un quartierino per i nomadi,
in cambio del permesso di costruire il suo mastodonte commerciale.
Ma si dà il caso che l’area sia strategica anche per il Parco dell’ Appia
Antica.
Percorrendo l' Antica consolare provenendo da Porta S.Sebastiano in direzione
Sud, poco prima di sovrastare il tunnel del GRA, sul dolce rilievo della
colata lavica si apre in tutta pienezza il cono visuale Appia - Castelli. Chi
proviene dalle mura aureliane ora si trova direttamente al cospetto del potente
rilievo di Monte Cavo ed a tutti i Colli Albani. E ritrova dal vivo l'
iconografia più prepotente del grande monumento viario.
Il profilo antico del Vulcano Laziale, qui a suo modo imponente e dai colori
cangianti, si contrappone all’asse viario. E la strada a sua volta lo sfida fin
nella sua storia più antica.
Ed ancora, qui, l’area protetta mancherebbe di sufficiente spazio vitale
alla propria sinistra, ad Est, se non ci fosse questo grande spazio libero ed
agricolo.
Per tutte queste ragioni, e per salvaguardare questo primario cono visuale,
fin dal 1991, la
Variante di Salvaguardia,
volta a salvaguardare natura e paesaggio della campagna romana, provvide a
cancellare dall' area della Barbuta ogni previsione di espansione edilizia.
Consentendo inoltre una direttrice visiva libera
da ostacoli nella successione Parco degli Acquedotti, Lucrezia Romana,
Capannelle, Barbuta, Fonte Appia, Aeroporto.
E poiché su di essa già esisteva una previsione di espansione edilizia ed un
progetto di lottizzazione delle Cooperative Bianche ( Consorcasa ), che si
erano assicurate i terreni, si giunse ad un provvedimento di delocalizzazione
del progetto Consorcasa su altre zone con acquisizione dei 30 ettari della
barbuta al demanio comunale con una destinazione provvidenziale a Verde
Pubblico ( allora zona N ).
Successivamente nel 1997 venne apposto il vincolo art. 1, lettera m, della
legge Galasso, in contemporanea con analoghi vincoli apposti su altri vitali
margini dell’Appia a Tor Marancia, Boville e Mugilla.
In tempi più recenti il PTP 12/15, l'unico PTP approvato nel Lazio,
la classificò come area TPa 78 con le seguenti prescrizioni: "
sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi
locali previsti da strumenti urbanistici".
Poi è stata la volta nel 2002 del Piano di Assetto del Parco dell’Appia
Antica, predisposto dall’Ente parco, che ha previsto consistenti ampliamenti
dei confini del Parco stesso e tra questi fondamentali in questo settore i due
circuiti dell’Ippodromo delle Capannelle e la stessa tenuta della Barbuta. Per
la quale le prescrizioni sono state ancor più rigide di quelle del Piano
paesistico. E cioè: : area 3.1 di protezione a prevalente valore storico
archeologico e paesaggistico.
Come dire solo
agricoltura
.
Solo dopo aver ricordato queste premesse si può percepire la gravità del
procedimento di “ alienazione “ di questi terreni preziosi ad una
multinazionale
.
Preoccupa
gravemente che in Comune si sia preso anche solo in esame, con amnesia e
leggerezza, un progetto di Centro commerciale
,
laddove un intero apparato vincolistico prevede la salvaguardia di quell’area.
Il progetto è stato per buona fortuna
contestato in extremis in Consiglio Comunale, ma non per motivi storico
urbanistici e paesaggistici, ma solo sulla base di motivi sociali, confermati
da direttive europee, che sconsigliano la creazione di quartieri monoetnici e
cioè di ghetti non integrabili.
> Contestazione debole ed aggirabile con altre forme di munifiche donazioni
sociali da parte del colosso commerciale entrato in campo. Che difficilmente
mollerà la presa su un simile affare.
DAL NOSTRA PUNTO DI VISTA LA VICENDA
SI PRESTA AD UNA LETTURA ASSAI PREOCCUPANTE.
> QUI NON SI RIPETE PEDISSEQUAMENTE L' ABNORME PRETESA DELL
’ ASSESSORE CORSINI DEL CENTRO DESTRA, CHE
PER FARE IL VILLAGGIO OLIMPICO ALL’ IPPODROMO DI TOR DI QUINTO, VINCOLATO
PAESAGGISTICAMENTE, PROCLAMAVA CHE IL VINCOLO LO S
I
POTEVA TRANQUILLAMENTE REVOCARE. SUSCITANDO SCONCERTO E IMMEDIATE REAZIONI.
> QUI SI AVVERTE, AL CONTRARIO, IL CLIMA DI DEREGULATION
PREPOTENTE E VINCENTE, DIVENUTO PRATICA POLITICA USUALE E ADDIRITTURA SANCITO
DAL DECRETO LEGGE SBLOCCA ITALIA.
> ED IN TALE PROSPETTIVA VA OGGI VISTA LA VICENDA.
> UN PRECEDENTE MICIDIALE CAPACE DI CORRODERE ALLE FONDAMENTA LA STORIA E LA
NORMATIVA CONSEGUENTE OTTENUTA SULL APPIA DOPO L' IMPEGNO DI DUE GENERAZIONI.
> SULLA INDICAZIONE VOLUTA CAPARBIAMENTE PER UN INTERA VITA DA ANTONIO
CEDERNA.
> Ciò detto non si può non ricollegare a questo progettato misfatto
quanto accade a Frattocchie all estremo margine sud del Parco Regionale
dell Appia Antica.
> Qui i frati Trappisti, edificavano ai primi del novecento un convento
dotato di 20 ettari di preziosi vigneti.
> Uno spazio che consente di immaginare una continuità tra Parco dell Appia
e Parco dei Castelli.
> Aggiungasi poi che i Castelli nel corso degli ultimi tre lustri hanno
visto passare le vigne, per cui erano famosi, da 11.000 a soli 6000 ettari.
> Sotto la pressione edificatoria e residenziale.
> Nel mentre si predica, forse invano, l intangibilita' degli spazi
agricoli.
> Bene
, anche
qui, si parla di vendita a soggetti con un unico scopo sociale
: mattone e cemento.
> È TEMPO DUNQUE DI ALLEANZE E DI SFORZI CONGIU
NTI
TRA ORGANI DI TUTELA STATALI E REGIONALI.
> SEMPRECHE' NON CI SIA RASSEGNATI AD UN DESTINO DI SVENDITA DEFINITIVA DEL
PATRIMONIO STORICO- PAESAGGISTICO, SOTTO L INCALZARE DELLA CRISI.
> CON EVIDENTE MIOPIA ED EPOCALE ERRORE DI STRATEGIA DEL FUTURO.
> Oreste Rutigliano
>
Post
Scriptum
> Non posso non rammentare in questa rievocazione accadimenti che mi hanno
visto protagonista che mi spingono a rendere il dovuto riconoscimento ad un
gentiluomo della politica
: il capogruppo
democristiano in Campidoglio nei primi anni 90 al tempo del Sindaco Carraro
: Luciano Di Pietrantonio, un ex sindacalista
prestato alla politica.
> Nella lunga complessa vicenda della variante di salvaguardia, che ho
vissuto in qualità di allora e
consigliere comunale di Roma, membro della Commissione urbanistica, mi imbatte
i in una segnalazione di alcuni cittadini sul
rischio di edificazione della Barbuta.
> In Consiglio comunale ripresi la segnalazione sollevando le proteste del
Gruppo DC, appoggiate in aula dagli assegnatari futuri degli appartamenti di
cooperativa. In verità seriamente esasperati nel veder sfumare un sogno già a
portata di mano.
> Fu in tale circostanze
, che con grande
coraggio e profondo senso della sua missione di rappresentante degli interessi
generali della città, che intervenne il capogruppo democristiano Di
Pietrantonio.
> Questi
, contro il suo "
popolo" presente in aula
, diede a tutti
con autorevolezza una lezione di senso civico dichiarando vere le ragioni del
fermare, finché si
era in tempo, un errore
che avrebbe portato vantaggi per pochi e danni ad un disegno urbanistico di
alto interesse per il futuro assetto cittadino.
> Fu così che passò quel meritorio blocco, e il successivo iter di
delocalizzazione delle cubature già assentite, con passaggio della Barbuta nel
demanio e nelle disponibilità del Comune. Che immediatamente la destinò a Verde
Pubblico.
> Tempi lontani anni luce dal presente meschino ruolo di tanti
rappresentanti politici odierni, senza poteri e senza prestigio, che vivono la
loro vita nelle istituzioni da " nominati"
,
revocabili al minimo dissenso. Ed incapaci di denunciare simile assurde
storture.