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mercoledì 20 luglio 2016

OLIMPIADI 2024: LE ASSOCIAZIONI RISPONDONO A CHI DA' PER CERTO IL LORO SI

Cari lettori il testo della lettera inviata al Direttore di Repubblica  dalle Associazioni che compongono l'Osservatorio per le Olimpiadi Roma 2024. E' la risposta ad alcuni articoli che danno per certo il loro SI. 



Egregio Direttore,

‎le preoccupazioni che Cesare De Seta ha evidenziato nei confronti del progetto di candidatura della città di Roma alle Olimpiadi del 2024, nell'editoriale pubblicato da Repubblica il 16 luglio, sono le stesse che condividono le associazioni ambientaliste; dalla pessima gestione di appuntamenti sportivi analoghi in Italia e all'estero, alla quanto mai difficile situazione che sta attraversando la città. 

Per questo vorremmo tranquillizzarlo, non c'è alcun via libera da parte nostra al progetto olimpico, ma soprattutto al momento non esiste neanche un dossier finale di candidatura, dal momento che molte delle scelte devono ancora essere definite e il tutto è in mano alla nuova amministrazione. 

Quello che abbiamo deciso di fare, quando il Comitato Roma 2024 ci ha proposto un confronto sul progetto di candidatura, sono due cose. Da un lato individuare i criteri secondo noi inderogabili per dare alla candidatura una impronta legata alla sostenibilità e dall'altro entrare nel merito di alcune delle ipotesi localizzative, per evitare scempi come avvenuto purtroppo in passato.

Per fortuna i parametri fissati dal CIO per le candidature sono cambiati, viste anche le eredità economiche terribili di alcune delle ultime Olimpiadi, a partire da Atene, e sono diventati molto più rigidi sia rispetto alla valutazione dei costi che ai contenuti ambientali.

Negli incontri avuti con il comitato promotore della candidatura abbiamo chiesto che si utilizzassero, ovunque possibile‎, impianti già esistenti, in modo da recuperarne anche alcuni in abbandono come lo Stadio Flaminio, e che non si derogasse dalla pianificazione urbanistica vigente. Infine che fosse coinvolta l'ANAC per la gestione di appalti e cantieri per garantire trasparenza e legalità.

Inoltre abbiamo chiesto che la candidatura fosse legata a due eredità da lasciare alla città: un parco lungo il fiume Tevere che potesse renderlo finalmente tutelato e fruibile e poi una grande cura del ferro, e dunque che a Roma si chiuda finalmente l'anello ferroviario e che si riqualifichino stazioni e treni della linea Roma-Viterbo, che si prolunghi la metropolitana fino a Tor Vergata.

Quanto al merito del confronto sulle ipotesi di localizzazione di alcuni impianti, la lettera di cui riferiva La Repubblica già evidenziava come non eravamo d'accordo su alcune ipotesi e che si dovessero trovare soluzioni alternative e, in particolare, sulle localizzazioni sia del bacino remiero nell’ansa del Tevere della Riserva Statale del Litorale che del Centro Media nell’area tutelata di Saxa Rubra. 

Ora il dossier è nelle mani della nuova amministrazione, e si dovrà in primo luogo capire se il progetto di candidatura andrà avanti e poi, in questa ipotesi, se le richieste degli ambientalisti‎ saranno state ascoltate o meno. Il risultato lo sapremo solo fra qualche mese, ma saremmo ben felici di confrontarci con Cesare de Seta su Roma e sul modo in cui si tutela e si mette finalmente al centro del futuro della città il suo patrimonio ambientale e culturale.

Firme
Giuseppe Onufrio (Greenpeace), Marco di Fonzo (Italia Nostra), Edoardo Zanchini (Legambiente)

Fulvio Mamone Caprila (LIPU), Donatella Bianchi e Andrea Filpa (WWF)

martedì 19 luglio 2016

PERCHE’ NO ALLO STADIO A TOR DI VALLE

COMUNICATO STAMPA
19.07.2016

PERCHE’ NO ALLO STADIO A TOR DI VALLE

Italia Nostra Roma ribadisce che non si è mai opposta  alla creazione di uno stadio, per liberare il complesso monumentale del Foro Italico dal caos indotto delle partite di calcio, non può tuttavia tacere sui metodi di scelta delle aree.
L’attuale  progetto dello Stadio della Roma, in particolare, è una operazione urbanistica impresentabile e ingiustificabile per 4 ordini di motivi:

1) Per la scelta della localizzazione in un’ area che dovrebbe  naturalmente essere incorporata nella infrastruttura ambientale essenziale all’equilibrio urbano, costituita dal corso del Tevere e dalle sue sponde, non ancora fortunatamente deturpate  negli anni della espansione incontrollata.
Le piane alluvionali del Tevere e tra queste quella di Tor di Valle, insieme alle aree golenali, rappresentano un sistema ambientale prezioso ed irrinunciabile  di ricchezza ecologica e concorrono alla sicurezza idrogeologica urbana.

2) L’ area, inoltre, si trova in un sistema urbano privo, già oggi, di adeguate infrastrutture in particolare per la mobilità. Aver scelto di insediarvi il nuovo stadio dà la possibilità alla società proponente di richiedere, una quantità di cubatura invasiva e pesante, in cambio delle infrastrutture necessarie che, di fatto, gioveranno essenzialmente al Business Park previsto. Bisognava, invece, scegliere un’area già dotata di servizi infrastrutturali che avrebbero portato ben altri benefici in aree che attendono di essere rigenerate. Si può dire scellerata dunque una scelta che invece di ricucire uno degli infiniti brani non conclusi di espansione urbana, vada ad aprire un nuovo fronte e per di più di evidente delicatezza ambientale, paesistica e idrogeologica.


3) Circa un milione di metri cubi di cui solo il 20% al servizio dello sport.
Ma l’area è piccola e per lasciare 40 ettari necessari al verde ed ai pubblici servizi dovuti, si ricorre ai 3 grattacieli sbilenchi per concentrare le cubature.

4) Perché dei grattacieli da 220 metri 90 metri più alti della Cupola di S.Pietro, quando per 70 anni, a partire dal dopoguerra, si è inteso garantire a Roma altezze tali da non mettere in discussione la sua identità di città orizzontale, magnificamente distesa nella valle del Tevere. Ed ora con questo progetto scellerato si dovrebbe cancellare una sua bella pagina di storia, buttandola alle ortiche? Gabellando i grattacieli come modernità, e quelli sbilenchi come arte assoluta.
Diceva Antonio Cederna: "I grattacieli non sono la modernità: hanno ben più di un secolo. Nascono per speciali esigenze in spazi limitati. Crescono poi sotto la spinta di un moltiplicatore speculativo".
Come si può cambiare lo spettacolo eterno delle cupole, dei campanili, delle torri ( e tra queste quella del Campidoglio), e delle grandi ville storiche, che su tutto prevalgono dai mirabili belvederi dei Colli, che delimitano il corso del fiume.
Un miracolo di bellezza e di identità che non si cancella per futili ragioni, né per per un gol, né per un mondiale di calcio, e non si baratta neppure con un decisivo calcio di rigore.

lunedì 4 luglio 2016

RISERVA COMMISSARIATA ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO AUSPICA UNA NUOVA STAGIONE BASTA CON GLI ABUSI E L’ILLEGALITA’!



Abusi, denunce, sequestri, commissariamenti. In Italia le aree protette e vincolate sono ancora sottoposte, a dispetto di tutte le normative nazionali  e internazionali e di tutte le dichiarazioni ufficiali, a continue occupazioni, cementificazioni, privatizzazioni di fatto – illegali o autorizzate – da parte di chi concepisce l’ambiente e il paesaggio come merce, come territorio da colonizzare.

La recente decisione del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti di affidare al Corpo Forestale dello Stato la gestione dei circa 8.000 ettari della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano ricadenti nel Comune di Roma è l’ultimo capitolo di una tipica vicenda italiana: un campeggio, sito in Via di Castelfusano, che presenta un cosiddetto  progetto di bonifica e di restauro conservativo; un dossier dei Verdi - inviato al Commissario Tronca - che dimostra come l’autorizzazione concessa dall’Amministrazione Capitolina e dalla Regione Lazio senza il parere della Commissione di Riserva consenta invece sostanziose nuove cubature; le precedenti denunce in parte ignorate; l’indagine della Procura. Ora il ministro ha di fatto commissariato l’Ente Gestore, Roma Capitale.  Per la restante metà della Riserva del Litorale resta gestore – come previsto dal Decreto istitutivo del 1996 – il Comune di Fiumicino.
Il PRESIDIO ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO, in attesa che si conoscano gli sviluppi, prende atto con viva preoccupazione delle notizie circa i presumibili gravi danni al territorio protetto (siamo in area 1 della Riserva, ovvero in teoria a “tutela integrale”), con l’abbattimento fra l’altro di numerosi pini, e sottolinea l’assoluta necessità di un cambio di rotta, a partire dalla mentalità di chi amministra. Se si arriva a vicende come questa del Campeggio Roma Capitol, è perché – evidentemente – non si avverte come prioritaria la tutela dei nostri beni più preziosi, non se ne comprende il valore.
Ricordiamo qui che la sezione di ITALIA NOSTRA ROMA, che con Antonio Cederna contribuì in modo determinante alla nascita della RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO, ha siglato una convenzione di collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato. La Forestale – a cui appunto il ministro Galletti ha affidato la gestione della Riserva – ha tutte le competenze e le sensibilità necessarie. Da essa ci aspettiamo un costante impegno contro le illegalità di ogni tipo, compreso il dannosissimo fenomeno del bracconaggio che mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini e la sopravvivenza delle aziende agricole. Si tratta però di un assetto provvisorio. Per la Riserva è in fase di elaborazione il Piano di Gestione, atteso da oltre 20 anni. ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO appoggia le associazioni locali che da mesi ne seguono il percorso, ribadendo la necessità che proprio a partire da questo strumento fondamentale e dal successivo Regolamento sia garantita una visione rigorosa e un approccio che non consenta più deroghe ai vincoli dentro e a ridosso delle aree protette. Chiediamo che si accetti il principio dell’area di rispetto lungo tutti i confini del parco, auspichiamo una unitarietà degli orientamenti e un’alta qualità della progettazione. Ci aspettiamo che venga rimossa per sempre la minaccia del raddoppio dell’aeroporto Leonardo Da Vinci.
Sia per Roma che per Fiumicino diciamo BASTA AL CONSUMO DI SUOLO PROTETTO! BASTA ALLA TOLLERANZA NEI CONFRONTI DEGLI ABUSI E DELL’ILLEGALITA’! BASTA AGLI INTERVENTI CHE OFFENDANO LA NATURA EIL PAESAGGIO! A questo proposito, il Presidio ribadisce la propria netta contrarietà all’illuminazione adottata sul lungomare di Maccarese, adiacente alla Riserva e sottoposto a vincoli paesaggistici, illuminazione con pali di dimensioni gigantesche mai autorizzate dalla Soprintendenza, un impianto in stile autostrada, addirittura paragonabile a quello del carcere di Guantanamo.

La Riserva del Litorale rappresenta una grande occasione per chi vive e visita il suo territorio ricco di eccellenze naturalistiche e culturali, a condizione che tutto ciò sia riconosciuto e tutelato. Al Commissario da Acta per il Piano di Gestione Vito Consoli,  alla Commissione di Riserva, agli Enti Gestori chiediamo attenzione, rigore e sensibilità, per l’avvio di una nuova stagione, orientata al rispetto della legalità e ad una corretta valorizzazione.


PRESIDIO ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO

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