Le tribune e le pensiline, progettate da Julio Lafuente per le Olimpiadi del '60, devo essere salvate dalla distruzione.
L'uso originale del cemento armato e la qualità dell'opera di Lafuente non devono essere distrutti per la costruzione del nuovo stadio di Parnasi e Pallotta. Un'opera, quella di Lafuente, che già nella storia dell'architettura contemporanea alla stessa stregua e a pari merito delle opere di Pierluigi Nervi. Chi metterebbe mai la dinamite sotto il Palazzetto dello Sport?
Più forte dovrà essere la voce di chi, fin dall'inizio, non si è opposto chiaramente alla polverizzazione di un elemento architettonico che, a giusto titolo, fa parte della storia dell'architettura italiana.
Siamo ancora in tempo.
Italia Nostra Roma ha chiesto l'apposizione di vincolo con "somma urgenza".
Altro che raccomandazioni blande e paludate, altro che prudenti consigli.
Far saltare in aria il "vecchio" a favore del nuovo
è la massima forma di incultura che già troppi danni ha prodotto nel nostro, ancora, bel Paese.
Se la conservazione dei centri storici è passata, in epoca moderna, come un unicum dove tutti gli elementi architettonici, monumentali e urbanistici hanno lo stesso valore, a maggior ragione nelle aree periferiche mal progettate e sbrindellate gli elementi di grande rilevanza architettonico devono essere conservati a tutti i costi per la conservazione dell'identità culturale.
Coraggio Soprintendenze!
Il vincolo è dovuto!
Sono passati 70 anni!
Nessun romano, e sicuramente nessun romanista, vuole assistere alla devastazione con i candelotti di dinamite e agli artificieri in tenuta antiesplosione che posizionano le cariche di TNT.
NON E' UN LUOGO QUALSIASI. QUESTA E' ROMA!!! E SOTTO LA POLVERE C'ERA IL VELODROMO |